Voce mista e Tecnica Vocale Completa: chiarezza su un concetto spesso frainteso
Nel panorama della didattica vocale, uno dei termini più discussi e spesso fraintesi è la mixed voice, in italiano registro misto. Cantanti, insegnanti e vocal coach ne parlano di continuo, ma raramente con definizioni univoche. Per alcuni è come una sensazione di “fusione” tra voce di petto e di testa, per altri un registro vero e proprio, per altri ancora un espediente per alleggerire la voce sulle note acute senza perdere intensità.
La Complete Vocal Technique (CVT), approccio sviluppato da Cathrine Sadolin e costantemente aggiornato grazie alla ricerca scientifica, non affronta direttamente il tema della cosiddetta mixed voice; tuttavia, i principi del metodo possono offrire strumenti utili per comprenderne meglio il significato e il funzionamento.
Da dove nasce l’idea di “voce mista”?
Tradizionalmente, i cantanti distinguono tra voce di petto (chest voice), associata ai toni bassi e medi, dal suono pieno e corposo, e voce di testa (head voice), legata agli acuti e caratterizzata da una qualità più leggera o flautata. Il passaggio tra queste due aree spesso provoca difficoltà: note che si “spezzano” (split, break vocali involontari), cambi bruschi di colore timbrico, perdita di volume. La voce mista viene allora descritta come la soluzione che permette di colmare il gap.
Perché oggi si parla tanto di mixed voice?
Il registro misto è diventato un tema di grande attualità per diversi motivi. Innanzitutto, i nuovi standard vocali della musica moderna, influenzati anche dai mezzi e dai contesti di fruizione contemporanei, richiedono suoni più compressi e volumi intermedi: molti generi musicali esigono acuti potenti ma controllati, con un timbro omogeneo in tutta l’estensione. L’influenza dei social media come YouTube, TikTok e Instagram ha contribuito a diffondere ampiamente il termine mixed voice, spesso però accompagnato da spiegazioni semplificate o contraddittorie. Inoltre, il fascino del “ponte” tra voce di petto e voce di testa ha reso la voce mista un obiettivo ambito da molti cantanti, che la considerano la chiave per superare il punto critico del tradizionale passaggio di registro.
Alla cosiddetta voce mista vengono riconosciuti alcuni vantaggi pratici che la rendono non solo desiderabile ma, in alcuni contesti, persino indispensabile. Tra i benefici più frequentemente citati troviamo:
- estensione più ampia: gli acuti diventano più accessibili e meno faticosi, senza perdere eccessivamente corpo e volume, ma senza neanche avere troppa potenza;
- migliore padronanza della dinamica (volume) lungo tutta l’estensione vocale;
- evitare rotture nella voce o break vocali involontari nel passaggio tra i modi vocali (assimilabile al passaggio di registro);
- uniformità nel colore trimbrico lungo tutta l’estensione vocale;
- versatilità stilistica (pop, jazz, musical, rock, gospel, lirica…);
- sicurezza tecnica sul palco e in studio;
- prevenzione di affaticamento o danni vocali.
Una riflessione in termini CVT a riguardo offre chiarezza, mostrando che la voce mista non è un modo a sé, ma il risultato di una combinazione tecnica consapevole e di scelte artistiche deliberate da parte del cantante.
La prospettiva della Complete Vocal Technique
Nella Tecnica Vocale Completa non esiste un “registro misto” come categoria a sé stante, così come non è utilizzato in generale il termine registro, poiché troppo ambiguo. Quella che molti cantanti percepiscono e descrivono come mixed voice è in realtà il risultato di una gestione coordinata e precisa di più parametri tecnici:
- la scelta del modo vocale (Neutral, Curbing, Overdrive, Edge);
- l’utilizzo della densità piena o ridotta e del falsetto;
- la quantità di twang, fondamentale per ottenere proiezione del suono e omogeneità timbrica;
- la gestione del supporto, che permette stabilità e controllo della pressione sottoglottica.
In altre parole non si tratta di un “registro intermedio” tra petto e testa – concetti anche questi non utilizzati dalla CVT, poiché vaghi, a vantaggio dei più concreti metallo e densità – ma piuttosto di un utilizzo della tecnica per rendere il passaggio tra parti diverse dell’estensione vocale e tra modi vocali omogeneo, dinamico e flessibile.
Se la cosiddetta voce mista consente di eseguire le note acute con un timbro che non risulta né esclusivamente “di petto” né “di testa”, ma come una fusione equilibrata dei due, allora, in termini CVT, essa corrisponde alla produzione di un suono né pienamente metallico né palesemente in falsetto, ottenuto attraverso una combinazione mirata di modo, densità e twang.
Si può ipotizzare che nella maggior parte dei casi si tratti di modi a densità ridotta o falsetto, anche se la scelta dipende sia dall’altezza della nota sia dal volume e dall’intensità vocale richiesti.
A questo proposito è utile distinguere diverse tipologie di voce mista, così come vengono descritte da numerosi insegnanti di canto, in Italia e all’estero: il chest (dominant) mix o voce mista di petto e l’head (dominant) mix o voce mista di testa. Il termine mixed voice rappresenta dunque la categoria generale che raggruppa entrambe queste varianti, indicando qualsiasi configurazione vocale in cui i registri di petto e di testa si integrano in misura variabile.
Il chest mix, spesso associato al belting (mix belt), definisce generalmente note eseguite con volume medio-alto, caratterizzate da un marcato impiego del twang e, in molti casi, da una qualità timbrica metallica (in questo contesto si tratta di un modo metallico a densità ridotta).
L’head mix, invece, può presentarsi come un falsetto particolarmente sviluppato e corposo, con una risonanza brillante e penetrante (grazie a una buona quantità di twang), oppure come un Neutral a densità ridotta, con diversi gradi di inclinazione anteriore laringea.
La varietà di combinazioni tra modi e densità all’interno delle categorie di chest mix e head mix dimostra che non esiste un unico approccio alla produzione delle diverse tipologie di voce mista. Alcuni insegnanti parlano anche di middle mix o balanced mix, come a indicare che il mix si muove lungo un continuum tra le due polarità, con gradazioni intermedie di equilibrio tra petto e testa. Potremmo definire tale spettro come lo spazio di interazione mirata di fattori (volume, vocale, tonalità, twang, metallo e densità) che danno origine a suoni più o meno differenti, tutti riconducibili alla definizione generale di mix. In questo, come in altri aspetti, la CVT risulta essere più dettagliata, poiché attraverso un linguaggio univoco e non ambiguo differenzia le varie categorie di suono e le tecniche per produrle in modo sano. Ciò è reso possibile dalla ricerca scientifica che osserva direttamente (continuando ad indagare e aggiornarsi) come tali suoni sono prodotti dalle strutture fisiologiche, non basandosi esclusivamente sui riscontri soggettivi, le ipotesi e i tentativi tipici degli approcci che non si avvalgono di indagini strumentali.
Affronteremo il tema della sovrapposizione tra i concetti di chest mix e belting in un articolo dedicato, dove approfondiremo anche la storia del termine belting, le sue applicazioni e il suo utilizzo nei diversi metodi vocali.
Mixed voice: una panoramica
In termini CVT abbiamo diverse possibilità per emettere un suono riconducibile alla mixed voice, ognuna di esse con le sue specifiche caratteristiche sonore e impostazioni tecniche. Di seguito proponiamo alcuni esempi pratici di voci comunemente descritte come “miste”, accompagnati dalla nostra analisi secondo il metodo CVT.
Ci teniamo a sottolineare di nuovo che il concetto di voce mista in sé è piuttosto vago e privo di una definizione univoca nel mondo della pedagogia vocale: per sua natura è infatti multiforme e versatile, e non viene studiato come categoria a sé stante nei progetti di ricerca CVT. Piuttosto, sono i numerosi fattori che influenzano la percezione e la realizzazione di un suono a determinare ciò che viene comunemente percepito come mix voice. Tra i principali possiamo citare: l’altezza della nota (che può variare nel corso della melodia); la vocale cantata (che può a sua volta determinare il modo vocale); le differenze tra una versione in studio e una esibizione dal vivo, e molti altri elementi. Persino una stessa nota può essere attaccata in un modo vocale e terminata in un’altro, come spesso accade nei passaggi dinamici di crescendo e decrescendo, e la vocale emessa può modificarsi nel corso dell’emissione. La CVT, infatti, parla sempre di “direzioni” del suono: quando un suono risulta ambiguo, invece di classificarlo rigidamente come appartenente a un singolo modo vocale, si preferisce descriverlo, ad esempio, come “prevalentemente in Overdrive” o “in direzione metallica”.
Le considerazioni che seguono rappresentano quindi la nostra interpretazione personale dei suoni e della loro classificazione in termini CVT.
Soundgarden – Jesus Christ pose
Questo tipo di approccio alle note intorno al Re5 nelle voci maschili viene spesso definito voce mista. In termini CVT, il suono può essere descritto come Neutral in Falsetto arricchito da twang, caratteristica che lo rende tagliente e squillante senza assumere qualità metalliche. Si tratta di un suono chiaro, non particolarmente potente e corposo. In questo pezzo viene utilizzato con particolare maestria, soprattutto quando il cantante si muove in una melodia discendente dal mix verso modi metallici, senza soluzione di continuità.
La rappresentante di lista – Non mi riconosci
Nel live, Veronica Lucchesi gestisce le note più alte, specialmente il Do#5, con una voce mista di testa che si orienta verso un Neutral in falsetto, arricchito da una marcata componente di twang, responsabile della brillantezza e della proiezione del suono.
Ariana Grande – Dangerous woman
Qui la qualità vocale di Ariana, spesso descritta come voce mista, sembra orientarsi verso un Neutral a densità ridotta, più corposo rispetto all’esempio precedente. Si può inoltre notare una precisa scelta di fusione delle vocali: la vocale predominante è la A di “amare”, verso la quale tutte le altre tendono nelle impostazioni del tratto vocale, con l’obiettivo di mantenere un suono omogeneo e coerente lungo tutta la frase.
In questo esempio audio è interessante notare come le due cantanti affrontino le stesse note in modo molto diverso. In entrambi i casi si potrebbe parlare di voce mista di petto o mix belt, ma a livello uditivo i risultati sono radicalmente differenti.
LP sembra utilizzare un approccio Neutral con un marcato apporto di twang, soprattutto sulla nota più alta, la vocale I (di ‘we’) cantata sul Mi5. Nonostante su altre parole si possa percepire una qualità metallica del suono (sulla E di ‘strange’ e sulla O di ‘all’). Il suo colore timbrico chiaro contribuisce a rendere la voce particolarmente leggera e squillante.
Elisa, invece, adotta un approccio più metallico, come spesso fa anche nei suoi brani. Le note più basse risultano in area metallica e, man mano che la linea melodica sale di tonalità, la densità vocale tende a ridursi. In base alla vocale cantata, possiamo riconoscere: Edge a densità ridotta sul “we”, Overdrive a densità ridotta su “all” e “strange”, e Curbing su “never”. Il suo colore timbrico appare più scuro e caldo rispetto a quello di LP, e la pronuncia delle vocali è più chiusa. Si noti, ad esempio, la differenza tra il “nev-uh” di Elisa e il “nev-ah” di LP.
Ecco un altro esempio di voce mista di petto, con un approccio diverso dai precedenti: sul La4 la voce risulta potente ma controllata, suggerendo l’impiego del Curbing. Nelle note successive, il Curbing si mantiene, arrivando persino a una densità molto ridotta, pur conservando il carattere incisivo e focalizzato del suono.
Bruno Mars – When i was your man
In questa frase, spesso usata per allenare la voce mista di petto, il cantante tocca inizialmente un Si4 in quello che, anche grazie alla vocale scelta, potremmo definire Curbing, per poi passare a un Overdrive a densità ridotta sul Do5, caratterizzato da un timbro trattenuto e leggero rispetto ad un modo metallico a densità piena. Nelle note discendenti successive, l’Overdrive aumenta progressivamente di densità, diventando sempre più pieno e corposo.
Tornando alla distinzione tra voce mista di petto e di testa, intorno al Sol5 la cantante sembra mantenere una qualità sonora squillante, di volume elevato e con una evidente hold vocale. Per questo motivo molti insegnanti la chiamerebbero voce mista di petto, in linea con la pratica del mix belt. In termini CVT, il suono risulta metallico a densità ridotta, con hold, marcato twang e volume medio-alto. Alla luce di questa analisi, si può dunque classificare come prevalentemente Edge a densità ridotta. Possiamo notare però che in questa versione live l’artista sceglie di approcciare il Sol5 diversamente, con un suono meno metallico, più vicino al Neutral (sulla nota più alta persino al falsetto), che potremmo chiamare voce mista (di testa).
Imparare ad utilizzare la Mixed Voice con CVT Italia
Come abbiamo osservato, quella che comunemente viene definita voce mista può in realtà essere ottenuta attraverso impostazioni vocali molto diverse tra loro. Nonostante la varietà di opzioni, il risultato tende a collocarsi su un volume medio o medio-alto, con caratteristiche timbriche differenti, ma sempre riconducibili a una gamma intermedia di consistenza del suono ed espressività, appunto “mista”. Queste configurazioni permettono di uniformare sia le note più delicate sia quelle più potenti all’interno del continuum della nostra vocalità. L’uso della terminologia e delle impostazioni della Tecnica Vocale Completa permette a cantanti e insegnanti di identificare con precisione gli strumenti necessari per ottenere un determinato tipo di voce mista, intervenendo in modo mirato su uno o più fattori alla volta, con indicazioni chiare ed efficaci.
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